Come riporta l’ultima Ricerca dell’Osservatorio di Sanità Digitale del Politecnico di Milano (“La Sanità digitale in Italia: gli ambiti di innovazione e il ruolo dei dati”), l’investimento in soluzioni digitali da parte della Sanità, pubblica e privata, è aumentato del +7% nel 2022 (1,8 miliardi investiti) rispetto al 2021 e del +11% nel 2023 rispetto al 2022 (2,33 miliardi investiti), con una previsione di oltre 3 mld nel 2026.
Il pass in formato QR code, con i dati sanitari del vaccino anticovid, scaricato sul proprio smartphone, è stata la svolta di non ritorno per una Sanità sempre più digitale, con l’obiettivo di rendere tutto più semplice e immediato per i cittadini, abbattendo file, tempi di attesa e migliorando i servizi.
Vediamo insieme come.
L’emergenza Covid ha interessato i Paesi di tutto il mondo. L’Europa in particolare, proprio per condividere informazioni e soluzioni, grazie ai diversi accordi firmati da tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea, è riuscita a creare uno spazio dedicato ai dati sanitari. Si tratta del EHDS, European Health Data Space che, come sottolinea Marco Marsella, Direttore del settore Digitale EU4Health della direzione generale Salute della Commissione Europea “è fondamentale perché attraverso l’accesso al EHDS si possono costruire nuove tecnologie ma anche avviare dei workflow per il trattamento. L’accesso ai dati sanitari è di fondamentale importanza per garantire l’innovazione nei sistemi sanitari europei.” In pratica, un grande contenitore alimentato dalle strutture sanitarie di tutti gli Stati membri, il cui fine è quello di raccogliere il più alto numero di informazioni, “farle parlare” tra loro, così da attingere più facilmente a dati e soluzioni. L’EHDS ha il potenziale per rivoluzionare la ricerca sanitaria in Europa, fornendo ai ricercatori strumenti e risorse preziose per esplorare nuove frontiere nella comprensione e nel trattamento delle malattie, migliorando così la salute e il benessere della popolazione.
Un po’ quello che si sta facendo in parallelo in Italia con il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) per il quale nel PNRR è stato previsto un investimento di 610 milioni di euro così da permettere a tutte le Regioni di adottarlo. Di questa somma, 299,6 milioni sono destinati al miglioramento della struttura digitale dei sistemi sanitari e 311,4 milioni per aumentare le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario, data stewards e data analysts in primis. La nuova piattaforma si chiamerà FSE 2.0. I cittadini accedono già al FSE, per ora principalmente per referti e ricette mediche. Sempre in Italia ma non in modo omogeneo, in circa metà delle strutture sanitarie convolte dalla ricerca del PoliMi, è attiva la Cartella Clinica Elettronica (CCE) per l’archiviazione e la gestione dei dati clinici, ma c’è ancora molta strada da fare per le altre.
Infine, entro il 2023, ogni Regione avrebbe dovuto sviluppare un progetto di telemedicina, uno dei vari target europei richiesti per richiedere l’erogazione della quinta tranche di pagamento prevista dal PNRR. Obiettivo raggiunto, con l’investimento in "Telemedicina per un migliore supporto ai pazienti cronici" diretto a sviluppare l'utilizzo consolidato e uniforme sul territorio nazionale delle innovazioni tecnologiche a beneficio del paziente. In particolare - si legge in una nota del Ministero della Salute – “il traguardo è stato completato con l'adozione di almeno un progetto di telemedicina in ogni Regione”.
Mentre il digitale cresce in modo esponenziale in qualsiasi ambito, nel mondo medico e sanitario c’è ancora una naturale diffidenza da parte dei cittadini nell’utilizzarlo nel mondo della salute. Sono ancora in molti a credere che fare una visita a distanza non solo non raggiunga l’obiettivo di una visita fisica fatta da un medico in carne ed ossa ma che soprattutto si tratti di un ripiego riservato o a chi abita lontano dai centri abitati o ad anziani e persone sole. La salute digitale in realtà si integra a quella già esistente e porta tre benefici:
Pensiamo per esempio all’accesso al Pronto Soccorso: tra chi si reca in emergenza, la percentuale di codici bianchi o verdi è altissima rispetto a quella con codice rosso, ma aspettare la visita di uno specialista o di un medico di base per un malessere sopraggiunto nella notte può essere di qualche giorno se non settimane. La sanità digitale può colmare anche questo gap.
Per fare in modo che questo accada, è fondamentale un cambio di mentalità, tanto nei pazienti quanto nei professionisti, per passare dall’idea di distanza e di ripiego di una prestazione fatta “da remoto” a quella di un forte senso di vicinanza e di una tecnologia nuova che integra quello che c’è già.
Affrontare le crescenti sfide di una società che invecchia e fa sempre meno figli richiede una rivoluzione del nostro sistema sanitario. Anche perché è vero che si vive più a lungo, ma non in buona salute (dopo i 75 anni, solo il 28,6% non ha bisogno di aiuto medico).
Dati che la maggior parte delle aziende sanitarie conosce, ha approfondito e ai quali intende rispondere attraverso azioni mirate e usufruendo di nuove tecnologie (AI, telemedicina, cybersecurity, analisi, gestione e archiviazione dei dati, etc.).
Come riportato dal Report 2023 del PoliMi sulla Sanità Digitale, le aziende coinvolte hanno evidenziato questi settori come quelli dove intendono investire:
Il 2024 sarà l’anno in cui tutti gli investimenti saranno messi insieme e inizieranno a parlarsi, con l’obiettivo che viene definito dalla Commissione Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “One Health”.
Nella vision di TIM Enterprise e del Gruppo TIM, la trasformazione digitale della Sanità deve essere volta a perseguire una maggiore sostenibilità con processi di assistenza più efficaci. È necessario dotare gli specialisti di nuovi strumenti, come la Realtà Aumentata e servizi in modalità remota, attraverso soluzioni di telemedicina e terapie digitali, monitorando pazienti cronici a domicilio e, non meno importante, semplificando le modalità di accesso ai servizi per i pazienti, cambiando i tradizionali punti di contatto e facendone nascere di nuovi (sito, app, chatbot e voicebot per le prenotazioni).
TIM Enterprise si differenzia da altri player per la capacità di gestire integralmente le richieste di qualsiasi azienda sanitaria, pubblica o privata, in modalità end-to-end, grazie alla sua rete, alle infrastrutture tecnologiche, ai data center per la fornitura di servizi cloud e al Security Operation Center (SOC) per identificare, analizzare e rispondere alle minacce informatiche.
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